
			È il 2046. Una bambina corre, con lo zaino in spalla, verso casa. 
			Dopo una lunga mattinata di scuola finalmente a casa. Apre la porta, 
			posa lo zaino e va in cucina a salutare la mamma che cucinava. Lei 
			ricambia e la figlia inizia a raccontarle tutto quello che aveva 
			fatto oggi a scuola, senza tralasciare neanche un dettaglio. 
			Le racconta anche che la maestra oggi aveva parlato della pandemia 
			del 2020 del covid-19, conosciuto anche come coronavirus. 
			Chiede alla madre com’era stare tutto il giorno a casa, che cosa 
			faceva e come avevano risolto il problema. La madre le sorride e 
			inizia a raccontarle. 
			A quel tempo lei aveva 15 anni. Tutto è partito dalla Cina, dopo il 
			virus ha raggiunto il resto del mondo. 
			L’Italia era diventata zona rossa e nessuno poteva uscire, tutti i 
			negozi, se non fornivano elementi di prima necessità, erano chiusi. 
			La gente aveva paura, ma per fortuna molti affrontavano il problema 
			con ironia e creavano video e immagini divertenti sul virus, questo 
			faceva alzare un po' l’umore delle persone. 
			Gli adulti costretti a stare a casa, si concentravano sui loro 
			hobby, e passavano del tempo con la famiglia. Ricorda che la madre 
			li costringeva a riunirsi intorno alla tavola per fare delle lunghe 
			partite con le carte, o li trascinava in cucina e iniziavano a 
			cucinare tutte le ricette che conoscevano. Molte persone si 
			dedicavano maggiormente alla cucina. Questo perché ogni volta che si 
			finiva di cucinare si mandavano le foto ai parenti o agli amici. In 
			quel periodo di quarantena il gruppo di famiglia sul telefono 
			esplodeva di messaggi e foto. 
			Per non parlare delle video chiamate. Tutti chiamavano tutti. Nonni, 
			zii, cugini, fratelli, sorelle… si vedevano tutti dal piccolo 
			schermo del telefono. Per un’adolescente invece, il cui unico 
			pensiero è divertirsi, questo era un bel problema. Non poteva uscire 
			o vedersi con gli amici, con il telefono non era la stessa cosa. 
			L’unico lato positivo era che non c’era scuola. Per fortuna c’era la 
			sua famiglia. La sera si andava a letto più tardi, quindi si 
			mettevano tutti sul divano a guardare film di tutti i generi insieme 
			alla famiglia. Però quel periodo durò poco. Presto arrivò la scuola 
			anche lì. Tutto è iniziato con un gruppo dove i professori mandavano 
			alcuni esercizi qualche volta. 
			Presto i gruppi aumentano e così anche gli esercizi. Poi iniziano le 
			video lezioni di mattina. 
			Ancora si ricorda il suono della sveglia che la costringeva ad 
			alzarsi e ad accendere il computer per partecipare alle lezioni.
			
			Per fortuna tutto finiva in mattinata e poi rimanevano liberi tutti 
			i pomeriggi. Molti li passava a guardare la televisione, altri a 
			giocare con il fratellino, altri ancora a cucinare insieme alla 
			madre. 
			Alla televisione c’era quasi sempre una pubblicità che ricordava 
			tutte le regole che si dovevano rispettare in quel periodo, come 
			lavarsi le mani o stare a un metro di distanza.
 La facevano sempre con più frequenza, poteva ricordarsela anche ora. 
			Poi veniva la sera, con il telegiornale. Le brutte notizie 
			aumentavano. Il numero dei contagiati, dei morti, anche quelli che 
			prendevano una denuncia per essere usciti per un motivo valido.
			
			Questo non faceva altro che spaventare la gente. 
			Per alzare il morale allora si organizzavano i flash mob. Tutti si 
			affacciavano al balcone e cantavano o suonavano, o semplicemente 
			mettevano la musica. Era divertente. I flash mob avevano solo lo 
			scopo di diffondere coraggio e solidarietà non solo tra coloro che 
			erano stati contagiati, o tra i loro parenti, ma anche tra le 
			persone che magari abitavano da sole e non potevano uscire, inoltre 
			servivano a manifestare ai medici la gratitudine della collettività 
			nei loro confronti. 
			I medici sembrava che non bastassero mai. Molti venivano contagiati. 
			Non era un periodo facile, soprattutto per loro. 
			Chiusi in casa non c’era molto da fare. I giorni passavano lenti, 
			poi le settimane. Le giornate si ripetevano, alla fine erano tutte 
			uguali. Neanche gli altri paesi però se la passavano bene. 
			Tutti erano alla ricerca di un vaccino. 
			L’economia stava crollando e se non si risolveva il problema al più 
			presto chissà cosa sarebbe successo. I programmi in televisione 
			erano alla fine sempre gli stessi e i genitori facevano a gara per 
			uscire a fare la spesa. 
			Tutti non vedevano l’ora che tutto questo finisse e speravano al più 
			presto. 
			Poi arrivò il vaccino.
 Era sera, come al solito erano tutti sul divano a guardare un film alla 
			televisione, quando il programma venne interrotto da un’edizione 
			straordinaria del telegiornale. 
			La donna sorridente nello schermo annunciò la nuova notizia. 
			Finalmente avevano trovato il vaccino! La madre esclamò:- 
			Eravamo tutti felicissimi di questa notizia. Finalmente vedevamo la 
			luce in fondo al tunnel.- 
			Ben presto il vaccino venne mandato in tutto il mondo e presto 
			raggiunse pure l’Italia. Finalmente potevano uscire di casa. 
			Ricordava come alla notizia la prima cosa che aveva fatto era 
			mettersi d’accordo con i suoi amici per incontrarsi. Ed è stato 
			così. Sono stati tutto il giorno a girare per la città e a parlare 
			del più e del meno. 
			Purtroppo la situazione non era così semplice come si pensava. Quel 
			lungo periodo di tempo aveva danneggiato l’economia. Ma la gente era 
			diventata più matura. 
			Forse tutto quel periodo chiusi in casa aveva fatto bene. 
			Tutti si impegnarono per risolvere il problema. In fondo adesso si 
			poteva solo migliorare. 
			Tutti i paesi iniziarono a collaborare. 
			Tutti insieme sarebbero riusciti ad aggiustare le cose. 
			E fu quello che successe. Adesso tutti sono riusciti a migliorarsi e 
			ad aiutare gli altri a rialzarsi. 
			Sua figli sorrise. Sua madre ricambiò e alla fine la mandò a lavarsi 
			le mani. 
			Il pranzo era pronto.
			
			
			
			
			
			
			
Silvia Mignosi 1E