È 
			un momento difficile quello che stiamo vivendo e difficile è pure 
			spiegare cosa ci passa per la testa e le miriadi di emozioni che 
			proviamo ogni giorno. 
			Certo, forse noi studenti siamo abituati a questa instabilità 
			emotiva che ci porta ad essere felici e super attivi un momento e il 
			momento dopo svogliati e incerti. Il problema è che adesso non 
			dipende da noi e non abbiamo neanche la possibilità di ricevere un 
			abbraccio da un nostro compagno o una semplice pacca sulla spalla. 
			Noi che non pensavamo al futuro ed eravamo impazienti di vivere 
			tutto ed ora, abbiamo dovuto mettere tutto in pausa e rimandare a 
			dopo.
			Così un giorno, all’improvviso, ci siamo ritrovati con le spalle al 
			muro, privati di ciò che per anni avevamo dato per scontato e che 
			avevamo sottovalutato: la nostra quotidianità e tutti coloro che, in 
			un modo o nell’altro, ne facevano parte. Niente più sveglie alle 6 
			del mattino, quando fuori era ancora buio e il cielo era pervaso da 
			nuvole cupe, niente più interminabili attese dell’amica che a scuola 
			non arriva mai puntuale, niente più notti in bianco passate a 
			studiare per quella verifica che sembrava impossibile, niente più 
			ansia o adrenalina, solo un grande vuoto dentro. Ci siamo visti 
			togliere pian piano la nostra vita, le nostre abitudini, i nostri 
			affetti, per qualcosa che nessuno di noi avrebbe mai pensato di 
			sentir parlare, se non in un libro di storia. All’improvviso, un 
			giorno come tanti altri, eccola lì: la pandemia, pronta a 
			sconvolgerci e a farci rivalutare ciò che davvero è importante. 
			Perché ciò che é davvero importante lo si capisce solo quando non 
			puoi più averlo. Capisci quanto sia importante quella scuola che hai 
			sempre detestato, quanto siano importanti quei professori che a 
			volte hai odiato ma che in realtà sono stati fondamentali per la 
			persona che sei e che diventerai domani, come sia bello andare a 
			scuola anche con la pioggia e magari, se iniziava a piovere troppo 
			forte, ripararsi dentro il bar con i tuoi compagni. Capisci 
			improvvisamente che in quella scuola lascerai una parte di te e i 
			tuoi ricordi, che quella scuola ti apparterrà e tu apparterrai a lei 
			per sempre. Capisci, allora, il vero valore che aveva la libertà.
			La nostra casa che prima era il luogo che più volevamo raggiungere 
			dopo la scuola, è diventata la nostra gabbia e passiamo le giornate 
			sognando il mondo che prima toccavamo con il palmo della mano dalle 
			finestre, gli abbracci che non abbiamo dato e le esperienze che non 
			abbiamo vissuto. E quei cellulari e quei computer che prima amavamo 
			usare, adesso, tra una videolezione e l’altra, sembrano delle 
			barriere indistruttibili ed è chiaro che la scuola non può essere 
			ridotta a delle semplici lezioni online. C’è altro oltre questi 
			computer e noi con forza speriamo ancora di riprendercelo. 
			Per noi maturandi questo doveva essere l’ultimo anno.
			L’ ultimo è quello che un po’ tutti immaginiamo già dal primo giorno 
			di liceo ma noi non riusciremo a viverlo come gli altri hanno fatto 
			prima di noi, non proveremo l’ansia che si prova gli ultimi giorni 
			di scuola, l’unione che lega tutta la classe negli ultimi mesi, 
			l’attesa delle prove scritte e poi quella dell’orale e non ci 
			ritroveremo stretti in un abbraccio alla fine dell’esame ad 
			augurarci buona fortuna per la vita. Noi non faremo i soliti esami e 
			non li vivremo con la certezza che un giorno, ripensando a quegli 
			istanti, sorrideremo. Lo ricorderemo sempre, certo, ma nei nostri 
			occhi troverete solo la consapevolezza che abbiamo perso, forse, il 
			momento più bello della nostra adolescenza per fare spazio al 
			ricordo di un periodo in cui stare chiusi a casa per settimane era 
			una fortuna, a differenza di chi moriva da solo in ospedale.
			E’ per questo motivo, per quello che stiamo vivendo noi che a tutti 
			gli altri studenti vogliamo dire di godersi tutto: ogni giorno, ogni 
			momento, ogni abbraccio e litigate se è necessario ma poi fate 
			subito la pace, non portatevi rancore , godetevi le classi , i 
			laboratori, il cortile, i corridoi, la sala teatro, i voti brutti e 
			quelli belli, godetevi i professori e i vostri compagni e non 
			tralasciate nulla.
			Molti di noi probabilmente non ricorderanno l’ultimo giorno di 
			scuola dato che nessuno avrebbe mai pensato che fosse stato l’ultimo 
			e sbagliando non ci siamo preoccupati di renderlo speciale. 
			Godetevi la scuola! L’estate torna, le scampagnate e le feste con 
			gli amici tornano, i periodi belli tornano, ma la scuola non torna!
			
			
			
			
			
Di Carlo Catia, Di Vincenti Emanuela, Fiordilino Federica, Garofalo Stefania, La Rosa Adriana, Ribbeni Martina, Spera Francesca - V E