App track dei contagi, nel rispetto della privacy?

Alessia Mazzoli 5 Z

app trackDinanzi all'emergenza covid-19, i vari governi hanno tentato di arginare la situazione tramite varie strategie, una delle quali è l'utilizzo delle app. Più di 53 "contact tracing apps" sono state attivate in 29 paesi, tra i quali troviamo: Arabia Saudita con "Saudi Arabia", Bahrein con "BeAware", Cina con “Close contact detector”, Colombia con "Corona app", Repubblica Ceca con "e Rouska", Ghana con "GH Covid 19 tracker app", India con "Aarogya Setu" , Israele con "Ha Magen" nord della Macedonia con "Stop Korona!" Norvegia con "Smittestopp" e infine Singapore con "Trace Together".
Secondo la VPN, venti di queste sono centralizzate e otto no (nel modello decentralizzato il livello di rischio è calcolato dal dispositivo; nell’altro modello, dal server).
Moti ingegneri informatici hanno dato il loro contributo per creare app quali; logos, HealthyLynked, covid-19, Covid symptom tracker, Apple covid-19, Covid-19 tracker etc.
Il termine, derivante dalla lingua inglese, indica, in relazione al lessico giuridico/legale, il diritto alla riservatezza alla vita privata di un individuo. Sebbene attualmente la parola abbia subito un'evoluzione alquanto ampia, indicando il diritto al controllo totale sui propri dati personali.
Ma la domanda che ci poniamo è: rispettano la privacy?
Molti paesi hanno già avviato comunque l'utilizzo delle app. In un articolo del 5 maggio ‘20 della C.N.B.C, infatti, si afferma che il "Britain's National Health Service" (N.H.S) ha iniziato ad estendere l'utilizzo di un'applicazione che si propone a localizzare i contagi.
L'app è stata, inizialmente, testata dagli addetti al sistema sanitario nell'isola di Wight e il Ministro britannico della salute, Matt Hancock, ha immediatamente dichiarato: "scaricando l'app stai proteggendo la tua salute, stai proteggendo la salute dei tuoi cari e la salute della tua comunità" .
L'applicazione diventerà presto un'alleata fidata della strategia del "lockdown" nella Gran Bretagna. Quando quest'ultima sarà ultimata, il governo potrà determinare gli spostamenti di ogni cittadino, cosa che, ovviamente, ha suscitato non poche preoccupazioni tra i sostenitori della privacy. Vi sarebbe infatti un rischio intrinseco, nel creare un sistema del genere che risulta invasivo.
Matthew Gould, capo esecutivo della N.H.S rassicura il Parlamento: “Non posso darvi una lista definitiva di chi esattamente avrà accesso ai dati, ma ciò che posso dire è che avremo procedimenti consoni, coerenti con la legge che ci permetteranno di essere sicuri che chi ha un motivo di pubblica necessità per guardare i dati lo faccia, e che lo faccia sotto condizioni e criteri molto chiari".
Inoltre, vi è una grande preoccupazione, ormai profusa, riguardante la validità delle app, dato che, non ci sono evidenze concrete sulla loro efficacia. Alcune ricerche condotte ad Oxford sostengono che il funzionamento ottimale delle applicazioni avverrà solo se almeno la metà della popolazione usufruirà del servizio proposto. Difatti viene stimato, tramite una simulazione, l'effetto che l’app avrebbe avuto su di una città di un milione di abitanti: l'80% dei cittadini della Gran Bretagna dovrebbe usarla, affinché il potenziale dell'applicazione sia colmato. Comunque gli studiosi sostengono che anche se non tutti utilizzassero l'app potrebbe esserci un rallentamento decisivo nei contagi, con circa un'infezione prevenuta su ogni 1 o 2 "users".
Per quanto concerne più specificamente la privacy l'organizzazione Amnesty International ha elencato dei requisiti imprescindibili che l'applicazione dovrà soddisfare per essere utilizzata nel rispetto della privacy e più in generale dei diritti umani:
1. la sorveglianza dovrebbe essere proporzionata e fatta nel pieno rispetto della legge;
2. l'estensione del monitoraggio e della sorveglianza dovrebbero rispettare la "sunset provision" (statuto o regolamento che prevede che la legge in vigore cesserà di avere effetto dopo una data specifica, a meno che, non vengano intraprese ulteriori azioni legislative per estendere la legge presa in questione);
3. l'uso dei dati forniti dovrebbe essere limitato a necessità legate all'emergenza sanitaria;
4. la sicurezza e l'anonimato dei dati dovrebbero essere protetti e dimostrati tali sulla base di prove concrete;
5. la sorveglianza digitale dovrebbe essere pronta ad affrontare il rischio di esacerbare la discriminazione e l'emarginazione;
6. qualsiasi condivisione di dati con terzi dovrebbe essere definita dalla legge;
7. dovrebbero avere delle salvaguardie contro gli abusi e il diritto dei cittadini di rispondere ad essi;
8. sarebbe richiesta una partecipazione significativa da tutte le parti interessate inclusa quella degli esperti di sanità pubblica e dei gruppi emarginati;
L’avvocato Annarita Pucillo, esperta in materia di privacy, diritto applicato alle nuove tecnologie, nuovi media e cyber security, ribadisce come il pericolo principale da evitare è quello che “i dati raccolti entrino nella disponibilità di soggetti terzi e che possano essere impiegati per altri scopi che poco abbiano a che fare con la tutela della salute”.  Pucillo in un'intervista spiega la necessità “che lo Stato Nazionale abbia una sovranità digitale e tecnologica (su base nazionale o quanto meno europea) per la gestione non solo del contact tracing di Stato ma in generale delle reti e dei dati trasmessi attraverso di esse”.
app immuniPer quanto riguarda l'Italia "Immuni" è l'applicazione scelta per affrontare la "fase 2". Nata da una sinergia tra il Centro medico Santagostino e Bending Spoons (organizzazione dedita allo sviluppo di applicazioni per iOS), l'app proposta permette, agli utenti, di avere un controllo sui propri dati alquanto ferreo. Sebbene i contatti avuti con altre persone vengano tracciati, essi rimangono nello smartphone dell'utente interessato. L'applicazione usufruisce del famosissimo standard tecnico/ industriale di trasmissione dati per reti personali senza fili che fornisce già dal 20 maggio del 1999 un servizio sicuro ed economico per scambiare informazioni tra dispositivi, ovvero il Bluetooth.
Per mettere in campo delle soluzioni informatiche plausibili da adottare, il Garante ha sostenuto l’utilizzo del Bluetooth per la raccolta dei dati, affermando che tale tecnologia: “restituendo dati su interazioni più strette di quelle individuabili in celle telefoniche assai più ampie, parrebbe migliore nel selezionare i possibili contagiati all’interno di un campione più attendibile perché, appunto, limitato ai contatti significativi”.
I dati ottenuti di altri cellulari con cui si è entrati in contatto (in forma di codici anonimi crittografati) rimangono nello storage dell'app finché la persona che l'ha installata risulta positiva al test covid-19. Solo a quel punto, gli operatori sanitari gli forniscono un codice di autorizzazione, con il quale, il diretto interessato, può scaricare su un server ministeriale il proprio codice anonimo (questo avviene esclusivamente nel modello decentralizzato che sarà la versione scelta per Immuni). Quindi, si dà il consenso o meno al trattamento dei propri dati, permettendo dunque di rintracciare le persone con cui si è stati nei giorni precedenti e dando, così, la possibilità di ricostruire cronologicamente gli spostamenti avvenuti.  I cellulari con l’app prendono dal server i codici dei contagiati e, infine, se l’app riconosce tra i codici nella propria memoria un codice di un contagiato, rende visibile la notifica all’utente. Il server dei sanitari riceverà le notifiche, ma non apparrà l’indirizzo ip. Il server così saprà solo la quantità di notifiche arrivate e l'ora. I dati saranno resi completamente anonimi entro il 31 dicembre. La trasmissione dati sarà sempre cifrata per garantire la massima sicurezza e riservatezza agli utenti. In più si avrà la conferma che non ci saranno discriminazioni di alcun tipo (per esempio ottenere tamponi o realizzare spostamenti) per chi deciderà non installarla.


















































































































































































































































































































































































































































































































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IL BULLISMO DIETRO L’ANGOLO
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LE VIOLENZE MORALI e il BULLISMO
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