LA SICILIA: MADRE DEI MITI E DELLE LEGGENDE

Daniela Mandalà 5 Z

SiciliaLa Sicilia è una delle isole più importanti e influenti del Mar Mediterraneo ed è, forse, la terra che offre uno dei migliori scenari culturali in grado di provocare nel visitatore forti emozioni. Terra dominata per secoli dalle maggiori potenze mondiali, dai remoti Fenici, dai Greci e dai Bizantini, dai Normanni fino agli Spagnoli ed Austriaci. Esse hanno contribuito allo sviluppo artistico e culturale della Sicilia. La cultura e le tradizioni non sono gli unici elementi che hanno contribuito a rendere così maestosa tale isola. Infatti, i miti e leggende aumentano il suo fascino e la sua magnificenza. Molte di esse sono conosciute da tutto il globo, dalla leggenda di Santa Rosalia fino a quella di Colapesce, ma molte di esse sono ancora a noi sconosciute. In codesto articolo, si presenteranno alcune di questi miti e leggende che rendono questa terra particolarmente affascinate e misteriosa.

La prima leggenda è nata per spiegare perché a questa isola fu dato il nome di Sicilia, poiché, prima d’allora, era nominata Trinacria, cioè la terra dei tre promontori. Ad una bellissima principessa Libanese, il cui nome era appunto Sicilia, le era stato predetto da un oracolo, che, al compimento del suo quindicesimo anno di vita, avrebbe dovuto lasciare, da sola e in una barca, la sua terra natia. Se non l’avesse fatto sarebbe finita nella fauci di “Greco-levante” (il termine mostro “Greco-levante” altro non è che l’impero bizantino, la cui dominazione lasciò dei cattivi ricordi in Sicilia) che le sarebbe apparso sotto le mostruose forme di un gatto mammone e l’avrebbe divorata. Per scongiurare alla bella principessa questo tremendo destino, al compimento del quindicesimo anno di età, i suoi genitori, piangenti e disperati dal dolore, la misero in una barchetta e la affidarono alle onde. Passò tre mesi in balia delle onde e quando ormai la povera Sicilia credeva che il suo destino volgesse al termine, poiché non aveva più viveri e acqua, spinta da venti favorevoli, approda in una spiaggia meravigliosa, piena di fiori e di frutti, ma completamente deserta e solitaria. La giovane principessa era disperata e pianse tanto, fin quando non ebbe più una lacrima da versare. Ecco, però, improvvisamente spuntare accanto a lei un giovane bellissimo, che le diede conforto e amore. Il giovane ragazzo le spiegò che gli abitanti dell’isola erano morti tutti di peste, e che il destino avesse scelto proprio loro per ripopolare questa terra con una razza più forte e gentile, per cui l’isola si sarebbe chiamata col nome Sicilia. L’elemento storico di questa affascinate leggenda lo ritroviamo nel termine “Sicilia”, che dovrebbe derivare dall’unione di due termini antichi “SIK” ed “ELIA” indicanti il fico e l’ulivo, simboli che rappresenterebbero la fertilità della terra siciliana.

La successiva leggenda è conosciuta come “Il clima della Sicilia” o “Il ratto di Proserpina”. Cerere, sorella di Giove e dea che aveva insegnato agli uomini come coltivare i campi, era la madre della bella Proserpina, amante dei fiori. La leggenda mitologica ricorda che un giorno di primavera, il Dio Plutone rimase colpito dalla vista della giovane Proserpina, se ne innamora e la rapisce portandosela negli inferi. Plutone era il più odiato fra gli dei, perché il suo regno era quello delle ombre. Proserpina era morta con lui e tutto ciò era avvenuto con il consenso di Giove. Plutone, in onore della sposa, aveva creato la fonte azzurra Ciana. Il ratto fu così improvviso che nessuno seppe informare bene la madre della ragazza, Cerere, che la cercò ininterrottamente per tre giorni e tre notti. La verità le fu rivelata da Elios, il dio Sole, che le confessò anche il consenso di Giove agli eventi. Alla fine, Cerere si adirò e cominciò a far soffrire gli uomini provocando siccità, carestie e pestilenze. Gli uomini, privati dell’aiuto della Madre Terra, chiesero aiuto a Giove. Tuttavia, Proserpina aveva gustato il melograno, simbolo d'amore, donatole da Plutone e quindi a tutti gli effetti sua sposa, e non poteva più tornare definitivamente da sua madre. Giove, commosso dal dolore della sorella, risolse il problema decidendo che Proserpina stesse per otto mesi, da gennaio ad agosto, sulla terra assieme alla madre; e per quattro mesi da settembre a dicembre, sotto terra col marito Plutone, creando così l’alternanza di due stagioni nel clima della Sicilia. La leggenda spiega che Proserpina risalga alla terra in primavera per portare all’isola l’abbondanza e per poi scomparire ai primi freddi invernali.

leggendaLa seguente leggenda è conosciuta come “La storia della Fata Morgana”. La leggenda ci tramanda che, dopo aver condotto suo fratello Artù ai piedi dell'Etna, Morgana si trasferisca in Sicilia tra l'Etna e lo stretto di Messina, dove i marinai non si avvicinano a causa delle forti tempeste, e si costruisce un palazzo di cristallo. Sempre in base alla leggenda, Morgana esce dall'acqua con un cocchio tirato da sette cavalli e getta nell'acqua tre sassi, il mare diventa di cristallo e riflette immagini di città. Grazie alle sue abilità, la Fata Morgana riesce ad ingannare il navigante che, illuso dal movimento dei castelli aerei, crede di approdare a Messina o a Reggio, ma in realtà naufraga nelle braccia della fata. La Fata Morgana non è altro che un fenomeno ottico che si ammira spesso nello stretto di Messina e nell'isola di Favignana a causa di particolari condizioni atmosferiche. Guardando da Messina verso la Calabria, si vede come sospesa nell'aria l'immagine di Messina e, viceversa, guardando da Reggio Calabria verso Capo Peloro, si vede nello stretto Reggio.

L’ultima leggenda presentata è nota come “L’elefante di Catania”. Il simbolo di Catania dal 1239 è legato ad un’antica leggenda legata alla sua origine. Questa leggenda narra che, quando Catania fu abitata per la prima volta, tutti gli animali feroci furono allontanati da un elefante al quale i catanesi, per ringraziamento, eressero una statua, da loro chiamata “liotru”. Questa era correzione dialettale del nome Elidoro, un dotto catanese dell’VIII secolo, bruciato vivo nel 778 dal vescovo di Catania San Leone II il Taumaturgo. Infatti, quest’ultimo, non essendo designato vescovo della città, disturbava le funzioni sacre con magie, tra cui quella di far camminare l’elefante di pietra. Diverse ipotesi sono state fatte per spiegare l’origine e il significato di tale statua, oggi visibile in Piazza Duomo. Di queste ipotesi, due sono meritevoli di menzione: la prima è quella formulata dello storico Pietro Carrera da Militello, che lo spiegò come simbolo di una vittoria militare dei catanesi sui libici. La seconda è quella del geografo arabo Idrisi, nel XII secolo, secondo la quale l’elefante è una statua magica costruita in epoca bizantina per allontanare le offese dell’Etna da Catania.
Attraverso queste leggende, si può concepire che tutto ciò che conosciamo della Sicilia, è solamente una piccola parte di quella che è realmente. Per tale motivo, è fondamentale apprendere ogni minimo particolare che caratterizza questa terra piena di storia, tradizione e, soprattutto, cultura.

































































































































































































































































































































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