Editoriale

prof.ssa Mirella Buttitta

Mafalda
Siamo giunti all’undicesimo anno di vita dello Strillone.
Anno nuovo, alunni nuovi, mentre tanti allievi del passato sono già diplomati e in giro per il mondo. Molti di loro continuano a mantenere i contatti con noi attraverso i social o ci vengono a trovare.
La scuola ha dato loro la possibilità di conoscere se stessi, di capire cosa volessero fare della propria vita e di questo ci sono riconoscenti. Ovviamente hanno passato il testimone alle nuove leve e perciò continuiamo anche quest’anno a dare voce ai nostri ragazzi.
Nel frattempo il mondo è cambiato e purtroppo non in meglio, considerato quello che succede nel cuore dell’Europa dove infuria un conflitto fratricida, mentre d’altra parte in molti paesi del mondo vengono calpestati i diritti umani, in particolare in Iran e Afghanistan, per citare solo i casi più gravi.
I nostri alunni si affacciano alla conoscenza del mondo e non sempre riescono a capire cosa stia succedendo, non tutti sono pienamente convinti di volerlo veramente conoscere per quello che è, ma la maggior parte di loro sono curiosi e desiderosi di capire un po’ di più ciò che accade intorno a loro.
E poi c’è il territorio del centro storico che ospita il nostro istituto con i tanti problemi che lo affliggono, quali la diffusione del consumo di crack e di eroina, la presenza di sacche di emarginazione.
puliziaI nostri alunni sognano una Palermo più pulita, senza cassonetti dell’immondizia davanti ai cancelli delle scuole e in particolare davanti al Plesso Cascino, una Palermo senza crack e senza eroina che uccidono ogni giorno.
Sognano una città dalle strade pulite e senza buche, accessibili anche ai disabili, con meno smog.
Sperano che un giorno non debba esserci nessuno senza casa o senza cibo, ma intanto assistono alla crescita delle disuguaglianze.
Eppure, come scriveva Rita Atria, “ chi ce lo impedisce di sognare?” Il sogno di un cambiamento è possibile se “ciascuno fa qualcosa”, perciò i nostri ragazzi, un po’ tutti, certo con attitudini diverse e in diversa misura, vogliono credere nel cambiamento, vogliono impegnarsi e allora si documentano, studiano, partecipano con interesse ai dibattiti organizzati a scuola, alle visite delle mostre di carattere socio-culturale e artistico e cominciano a progettare il proprio futuro.
Sognano una società più giusta e più solidale come quella immaginata da Enrico Mattei che a suo tempo si è adoperato per consentire al nostro paese di usufruire della disponibilità di risorse energetiche necessarie allo sviluppo. Per questo abbiamo deciso di dedicare a tale figura un approfondimento che permetta a tutti i lettori dello Strillone di riscoprire un grande italiano da cui tutti noi dovremmo trarre ispirazione.
Rita Atria