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Intervista al Quartetto di Venezia

Il QuartettoAl termine della lezione concerto, organizzata per i giovani alunni delle scuole di Palermo al teatro Politeama, i ragazzi del liceo musicale Regina Margherita hanno intervistato il quartetto di Venezia, un noto ensemble conosciuto in tutto il mondo per le performance di alto livello.

Il Quartetto di Venezia è un’avventura che continua ormai da molti anni, ma come nasce tutto?
Il nostro quartetto nasce durante gli anni di studio, al Conservatorio di Venezia, grazie alla passione per la musica che ci accomuna. Quasi per gioco e poi in modo più professionale ci siamo uniti, abbiamo cominciato a studiare e siamo poi diventati dei professionisti affermati.

Avete avuto difficoltà nell’affermarvi?

Come tutte le persone che terminano la fase scolastica e arrivano a quella professionale non è stato facile affermarsi, si ha subito un grosso impatto e ci vuole molto tempo e impegno. Direi che i nostri successi sono cominciati quasi subito anche in eventi importanti, però per avere un’attività continua ci vuole parecchio sacrificio. Comunque il concetto di affermazione è molto relativo perché, per quanto si possa essere affermati, si cerca di fare sempre di più e non si arriva mai.

In tanti anni di carriera internazionale dalla parte della critica avete sempre ricevuto commenti positivi, come quello del giornalista Pagolotti, ma avete anche ricevuto delle critiche negative?
Suonando in tutto il mondo abbiamo ricevuto critiche di ogni genere: Direi che qualcuno può aver fatto una critica dal punto di vista del gusto personale magari perché abituato a un certo tipo di ascolto differente da quello che proponiamo noi, ma critiche negative mai. Certo, i maggiori critici che ci seguono a ogni concerto e a tutte le tournee siamo noi stessi e le nostre critiche non sono per niente positive.

Nel 2010, in occasione del venticinquesimo anniversario della vostra formazione, il presidente Napolitano ha voluto premiarvi con un importante riconoscimento. Come avete vissuto questa esperienza?
Bene direi, perché abbiamo ricevuto un riconoscimento importante per un lavoro artistico che dura da più di venticinque anni che ci ha portato a suonare in tutto il mondo. E’ stato un momento di grande soddisfazione e ci stimola a continuare sempre nel migliore dei modi.
Il Quartetto
Osservando il vostro repertorio abbiamo riscontrato la presenza di autori che spaziano dal Barocco al Contemporaneo. Come mai non avete fatto una scelta più specifica?
Il grande Paul McCartney diceva che non esiste musica in particolare, esiste solo la musica buona e noi andiamo sempre alla ricerca di quella e non ci interessa di quale epoca sia.

Oggi la vostra performance è stata offerta a un pubblico di giovani, pensate di aver trasmesso emozioni a dei ragazzi spesso poco abituati all’ascolto di musica colta?

Sicuramente a qualcuno sarà arrivata un’emozione mentre ad altri meno, è una cosa molto soggettiva che si dovrebbe chiedere ai singoli interessati. Noi cerchiamo di far arrivare il valore della musica, il piacere di far musica, l’importanza della musica, a tutti i livelli. Triste è pensare che oggi la musica di valore abbia sempre meno importanza e sempre meno rilievo, pur essendo un tassello importante della cultura che è il cibo della bellezza. Ma tutto non è perduto infatti noi contiamo soprattutto sui giovani perché sono il futuro, comunque rivolgiamo la nostra musica a chiunque e non disdegniamo nessuno perché ogni persona è per noi una grande gratificazione.

Come fate a conciliare gli impegni personale con l’attività artistica ?
Siamo consapevoli di essere molto fortunati poiché sia io che i miei colleghi insegniamo al conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e facciamo gli stessi giorni di lezione, per cui il resto del tempo lo dedichiamo al quartetto.

Cosa pensate delle attuali leggi sulla cultura e i tagli fatti alla musica?
Siamo sicuramente molto più agevolati rispetta agli orchestrali che sono stati purtroppo danneggiati delle recenti leggi. Purtroppo oggi i tagli fatti alla cultura hanno portato molte società concertistiche a chiudere, una delle conseguenze è il calo dell’attenzione per la musica che non viene adeguatamente valorizzata.

Cosa fareste per promuovere l’ascolto della musica colta tra i giovani ?

Ho potuto constatare con i miei occhi che alcuni colleghi hanno dato ai loro figli una cultura musicale che comincia fin dalla tenera età. Adesso quei bambini hanno acquisito una qualità che poche persone possiedono: “saper ascoltare”. La chiave di tutto sarebbe abituare le orecchie e anche il corpo stesso a fermarsi e ascoltare, ma questo oggi purtroppo è reso impossibile dai “desilenziatori”, il cui scopo è quello di annientare il silenzio e produrre musiche assolutamente invasive. Il consiglio che posso dare a tutti è quello di non ascoltare la musica come sottofondo o ad esempio in macchina, perché la musica va ascoltata dedicandosi con curiosità e impegno: strumenti che la scuola dovrebbe fornire.

In venticinque anni di carriera avete debuttato in tantissimi teatri e sicuramente avrete alle spalle moltissimi successi, qual è il momento più bello dell’esecuzione?
Il momento più bello, quello più emozionante, è l’attimo in cui si entra nel palco, prima dell’esecuzione vera e propria e prima della fine del concerto e degli applausi, questa è una vera fortuna che pochi hanno l’occasione di vivere.

Micol Chiappara e Francesco Galici (5^G). Foto di Francesco Lo Mino (4^H)



























































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