LA FINANZA SOSTENIBILE

Flora Fiori

Per capire cosa sia la finanza sostenibile, bisogna prima chiarire cosa si intende per “sviluppo sostenibile”. Quest’ultimo parte dall’esigenza che lo sviluppo soddisfi non solo le esigenze delle attuali generazioni, ma anche quelle delle generazioni future.
La finanza sostenibile parte dal concetto appena esposto, e lo applica all’attività finanziaria: ha infatti l’obiettivo di indirizzare i capitali economici non solo verso attività in grado di creare benessere immediatamente, ma anche e soprattutto verso attività che siano utili alla società e che siano rispettose dell’ambiente, anche a lungo termine.
Tutto questo parte dal presupposto che le scelte economiche possano essere fatte non solo basandosi sulla necessità di un profitto, ma anche nell’interesse delle generazioni future.
In poche parole, questo tipo di economia ingloba in sé nozioni strettamente finanziarie (e quindi legate ai rendimenti dei capitali), ma anche ambientali e filantropiche (in cui il valore sociale non è meno importante del rendimento).


Le prime forme di finanza sostenibile sono state legate a quelle di “finanza etica”, in base alla quale le scelte di investimento dei capitali seguono logiche di natura religiosa o politica: un esempio di questo si può trovare nella condanna del prestito ad usura di certi cattolici, o nella scelta dei protestanti di non investire in aziende che facevano uso di schiavi.
Più tardi, ed esattamente nel 1928, nacque a Boston il Pioneer Fund, un fondo di investimento che escluse dal pacchetto di prodotti finanziari su cui investire, l’industria delle armi, dell’alcool, del gioco d’azzardo e del tabacco.
Sempre negli Stati Uniti, negli anni ’60, in seguito alla mobilitazione studentesca contro la guerra del Vietnam, si diffusero una serie di movimenti volti al boicottaggio di alcune società finanziarie coinvolte nel Sudafrica dell’apartheid.
Fu solo nel 1983 che venne lanciato il primo fondo etico europeo, in Francia, il Nouvelle Strategies Fund, seguìto l’anno dopo dal Friends Provident Stewardship Fund.
Da quel momento L'Unione europea ha assunto un ruolo guida negli sforzi volti a costruire un sistema finanziario che favorisse la crescita sostenibile.
Nel 2015 sono stati conclusi accordi internazionali importanti con l'adozione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dei relativi obiettivi di sviluppo sostenibile, e l'accordo di Parigi sul clima.
Con il quadro 2030 per il clima e l'energia, l''UE si è posta ambiziosi obiettivi in materia di clima, ambiente e sostenibilità.



Questi impegni e la necessità di affrontare le sfide ambientali e i rischi per la sostenibilità hanno richiesto il fondamentale contributo dell'Unione in materia di finanza sostenibile, creando un circolo virtuoso in cui tutti possano contribuire allo sviluppo del nostro Pianeta, nel rispetto di chi lo abita oggi ma anche di chi potrà viverlo domani, senza rinunciare alle possibilità che esso offre.

Dopo aver chiarito che cosa è la finanza sostenibile, ed avere brevemente parlato della sua storia, è opportuno capire a quali settori dell’economia può essere applicato.
I suoi principali strumenti sono i fondi di investimento in cui i titoli sono selezionati sulla base delle finalità produttive sostenibili e non soltanto sul rapporto rendimento/rischio finanziario.
Per la loro natura gli investimenti sono prevalentemente di lungo periodo.
Fanno capo alla finanza sostenibile concetti come quello della green economy (con investimenti che hanno l’obiettivo di salvaguardare l’ambiente e contribuire alla battaglia contro i cambiamenti climatici), della finanza solidale (che si prefigge l’obiettivo di sostenere gli attori dell’economia sociale, attraverso cooperative, associazioni o organizzazioni senza scopo di lucro), dell’economia circolare (quella pensata per potersi rigenerare da sola attraverso il riciclo dei materiali e la massima riduzione degli sprechi).
Attualmente, quello della finanza sostenibile sembra essere un mercato in crescita, come dimostrano gli investimenti sostenibili e responsabili che in soli due anni sono aumentati del 34%: c’è da chiedersi se questi dati e queste tendenze dimostrino un cambiamento di rotta reale da parte delle imprese e dei governi che puntano sul futuro, o se siano frutto di una moda economica, da cavalcare adesso per coglierne i suoi frutti.
Trattandosi di investimenti a lungo termine, sarà il tempo a rispondere a questa domanda, anche se voglio credere nel sogno di un mondo così saggio da investire nel proprio futuro.



























































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